La Comunità Europea dà l’ok alla commercializzazione della farina di grillo, il sito della Fondazione Veronesi riporta un’interessante intervista riguardo i sospetti e le curiosità da un punto di vista alimentare.

Il professor Agostino Macrì, consulente per la sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori, ha partecipato all’intervista e ha risposto ai dubbi legati alla salute:

“Tale farina si ottiene con una tecnica di allevamento e produzione molto precisa, non dobbiamo pensare che si utilizzino i grilli selvatici, il controllo è garantito e non solo. La tecnica di produzione è stata valutata e validata dall’EFSA, passaggio fondamentale per la messa in commercio dei novel food, ovvero tutti quei prodotti e sostanze alimentari privi di storia di consumo “significativo” in UE, e che quindi devono sottostare ad un’autorizzazione per valutarne la loro sicurezza, prima della loro immissione in commercio.
[..] dal punto di vista sanitario è ineccepibile: non ci sono organismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, idrocarburi. L’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla chitina”.

Il Professore di seguito riporta che come altri prodotti, quali crostacei ad esempio, anche nel carapace dei grilli troviamo la chitina, una proteina che potrebbe causare alle persone allergiche manifestazioni che vanno dall’eritema cutaneo allo shock anafilattico:

“Ad ogni modo, i produttori industriali devono sempre segnalare cosa è contenuto negli alimenti, anche la farina di grillo”.

Sulla questione dell’elevata fonte proteica e sui benefici per l’impatto ambientale, il professore risponde:

“Sicuramente la farina di grillo e altri prodotti a base di insetti potrebbero sostituire alcuni alimenti di origine animale, ma per adesso si tratta di un prodotto di nicchia. Credo invece che questi prodotti potrebbero aiutarci nelle produzioni di origine vegetale. Ricordiamo infatti che gli animali non sono gli unici a incidere sulle nostre risorse ambientali: anche l’effetto della produzione di soia e mais è devastante”.

Il dottor Macrì qui si riferisce a come appunto la produzione di soia e mais, per nutrire polli e maiali, abbiamo causato la deforestazione di grandi aeree in Sud America.

Il professore sottolinea anche come il costo della farina di grillo sia elevato (si parla di almeno 70€ al chilo circa) rispetto i costi di gran lunga inferiori di frumento, soia e farina vegetale.

Ultimo argomento di cui si è parlato nell’intervista riportata dal sito della Fondazione Veronesi ha riguardato il fatto che già ci nutriamo di insetti a nostra insaputa. Nello spritz, ad esempio, come nello yogurt ai frutti di bosco, succo d’arancia rossa o nelle caramelle gommose è possibile trovare il colorante E120 che viene a volte ottenuto dall’essiccazione della cocciniglia, un piccolissimo insetto appartenente alla stessa famiglia della coccinella. Potremo anche trovare inconsapevolmente insetti nell’insalata, nelle marmellate, nelle barrette di cioccolata o nei funghi porcini.

L’unica certezza è che il Made in Italy indubbiamente non potrà essere minacciato da questo “novel food” soprattuto perché, qualora venisse utilizzata farina di grillo per produrre alimenti, la troveremmo indicata sull’etichetta dei prodotti.

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